Biblioteca Mirandola, Mantovani “Troppe falle nella soluzione ponte”

slider, Dai Circoli

La consigliera Pd di Mirandola Alessandra Mantovani torna ad attaccare l’amministrazione riguardo la gestione della biblioteca Garin: “Ancora non si sa cosa avverrà dopo la chiusura estiva”.

“Messa insieme dall’amministrazione in fretta e furia, dopo che è stato sollevato da più parti il problema di una paventata ed estesa chiusura estiva della biblioteca Garin di via 29 Maggio, la cosiddetta ‘soluzione-ponte’, come non era difficile prevedere, si sta rivelando insoddisfacente per gli utenti. Spazi limitati e non pienamente adeguati nemmeno ad essere adibiti a sala studio, orari ridotti, drastica riduzione del prestito. Sappiamo di numerose proteste di cittadini e addirittura di una raccolta firme partita da alcuni studenti, frequentatori abituali della  biblioteca. Ciò che preoccupa l’utenza è poi non sapere cosa avverrà dopo la chiusura estiva, a partire da settembre, nelle more della consegna dell’edificio di piazza Garibaldi, sede del nuovo polo culturale e bibliotecario, la cui data presunta slitta verso la fine del 2022 e, secondo voci sempre più ricorrenti, a gennaio/febbraio 2023.  Che dire? Appare evidente che sono stati fatti errori di valutazione, a partire dalle tempistiche. Perché non conservare più a lungo a disposizione dell’utenza gli spazi della biblioteca di via 29 Maggio? La Provincia, a cui l’amministrazione ha più volte dichiarato di dover inderogabilmente cedere questi spazi a settembre perché fossero adibiti ad uso scolastico, ci risulta abbia comunicato per tempo al Comune di Mirandola la disponibilità a utilizzare quattro aule già allestite, presenti nei moduli Pmar 26, non più utilizzati dall’ITS. E dunque? A quale urgenza ha risposto questa gestione del trasloco se non quella di ridurre drasticamente l’impiego del personale necessario a garantire l’apertura della Biblioteca? Sappiamo che l’amministrazione oggi sta interpellando le associazioni di volontariato perché diano la loro disponibilità a garantire l’apertura degli spazi a integrazione delle riduzioni orarie. E questo, oltre che discutibile sotto vari punti di vista, formali e sostanziali,  è la riprova di quel modo di procedere a vista che ha caratterizzato tutta la gestione di questi passaggi. In realtà tutti sappiamo che un trasloco impegnativo come quello in atto può avere tempistiche lunghe e prevedere anche l’interruzione temporanea del servizio. Ma queste condizioni di necessità, perché risultino comprensibili e condivise dai cittadini, devono avere termini cronologici certi, sia nella durata che rispetto alla disponibilità dei nuovi spazi. Proprio quegli elementi su cui a oggi non c’è nessuna sicurezza”.